Il gruppo Artisti Associati di Loiano, venutosi a formare alcuni anni fa, si prefigge di promuovere l’Arte in tutte le sue forme nonchè di allargare per il tramite di sempre nuove iniziative, l’interesse specie dei giovani verso la pittura, la scultura, l’acquerello, il fumetto, la grafica e ciò attraverso mostre, corsi, convegni, incontri e quant’altro. Lo scopo dell’associazione è principalmente quello di avvicinare un sempre maggior numero di persone all’arte nel suo complesso, tanto da invogliarli a partecipare alla attività associativa che esula da fini lucrosi, anzi a volte si prodiga in atti di solidarietà.
Già nel passato i loianesi più attenti hanno potuto constatare e toccare con mano gli impegni, specie verso la scuola, testimoniati dai corsi effettuati alle elementari, in particolare con il “Fumetto”. Nostri iscritti, artisti di valore nazionale quali Sergio Tisselli e Lucio Filippucci, hanno portato la loro esperienza tra i banchi di scuola, lasciando dietro loro una scia d’entusiasmo sia tra gli alunni che gli insegnanti.
L’associazione, come si può constatare, è benevolmente impegnata a far sì che, specialmente la gioventù, si avvicini alle varie espressioni dall’arte, ne colga i significati più emblematici e si formi una buona cultura. Il lavoro svolto dall’associazione che annovera nomi e artisti affermati e conosciuti come i nostri compaesani, il pittore Carlo Caporale ed altri è riconosciuto negli ambienti artistici non solo provinciali e parecchie personalità hanno visitato i lavori esposti. Il maestro Casile con i suoi allievi, Giancarlo Milani, il pittore Mariani e tanti altri.
Il gruppo di artisti, non troppo numeroso, ma vivace ed attivo si avvale del patrocinio dell’Assessorato alla cultura del comune di Loiano, dell’aiuto di enti quali l’Emilbanca, la Pro Loco, Palazzo Loup sempre disponibili per ogni tipo di manifestazione proposta che vada anche a beneficio del comune di Loiano. Sono oltre una ventina le mostre pittoriche che vengono effettuate, a cura degli “Artisti Associati” nella sala Fantazzini dell’Aemilbanca.
LAMBERTO TIEGHI
E’ possibile, anzi probabile, che ora la pittura di Lamberto Tieghi, sia soltanto una stagione dell’iter operativo del pittore loianese – ma veneziano di nascita – e tuttavia va detto subito, una stagione straordinariamente felice, poeticamente ricca, anche assai indicativa e sintomatica, vorrei dire esemplare dal punto di vista culturale. Non soltanto per l’individuale cronistoria del nostro pittore sia per tutta la situazione della vicenda artistica contemporanea, o per lo meno quanto concerne la generazione cui appartiene il Tieghi.
Subito al primo incontro con queste sue immagini, viene fatto da domadarsi – e non solamente all’avveduto addetto ai lavori – ma persino al più sprovveduto dei fruitori d’arte, per quale motivo e da quali radici si originano e determinano le loro intenzioni – vedi la tela con “Uomo in bicicletta nella bassa”. E’ chiaro infatti che alla base di questa iterazione di un modulo emblema c’è una non casuale idea dell’esercizio artistico. Un’idea con precise correlazioni e implicazioni nella problematica estetica e morale del nostro tempo.
L’inserimento di elementi di estrema piacevolezza o di realistica e naturalistica godibilità nel contesto di un’opera di decisa avanguardia, dov’è stata già veramente sperimentata a riprova e codifica dell’inutilità, e dell’importanza, quanto meno della ambiguità di un desiderio di comunicazione immediata e diretta.
L’avvio dell’attuale esercizio creativo di Lamberto Tieghi sembra dunque essere mentale e psicologico, ma i risultati e gli esiti appartengono legittimamente ed esclusivamente a se stesso, senza alcuna concessione al gioco letterario ed ai divertimenti culturalistici.
PIERO TURCHETTI
Piero Turchetti ottantaduenne, arzillo “ragazzo” romagnolo è da tre anni cittadino loianese. Vive ed opera nel suo studio di Gnazzano ove dipinge, incide e scrive. Numerose le mostre personali e collettive cui ha partecipato con sempre rinnovati consensi. Lo accompagnano premi prestigiosi in concorsi nazionali e internazionali. Laureato in lingue e letterature straniere ha insegnato nelle scuole superiori di Bologna.
Nel mese di dicembre 2004 i tanti allori si sono ripetuti nel corso della mostra esposta nel salone dell’Aemil Banca di Loiano, rassegna incentrata sul nudo femminile, visitata da centinaia di persone, giornalisti, critici. Le sue figure, parte intima e invisibile, col passaggio ameno e ridente, luminoso ed accogliente, unico per la bellezza della montagna appenninica bolognese dove la pace e la serenità fanno vivere oltre i cent’anni, sono un tuttuno con la nostra natura.
Sostiene che fare la fotografia di se stesso è come guardarsi allo specchio e scoprire un personaggio sconosciuto, strano, che ti guarda al di là del vetro e ti invita a star fermo senza spostarsi come fa lui. Verrebe voglia di fare la smorfia, poi riprendi l’aria compunta e seriosa di quel ragazzo incorreggibile che oggi si presenta, o meglio si ripresenta a distanza di tempo. Di tanto tempo. Di quel ragazzo che oggi, più ottantenne ha ancora qualcosa da dire perchè pensa (e lo fa evidentemente scherzando, ma con un fondo di verità) che la vita è la cosa più bella se in salute e circondati da amicizia e affetto. Turchetti è un ragazzi che di vecchiaia non vuol sapere che porta con sè i ricordi, le emozioni, i momenti beli e meno belli della esistenza, con questo colloquio a tu per tu con l’immagine che egli sta di fronte, la sua, ma potrebbe essere di qualunque altro interlocutore, vuol dire a tanti giovani, come un tempo seduti sui banchi lo ascoltavano, il suo grazie per avergli dato l’esuberanza della loro età.
“La mia pittura e le mie incisioni” dice Turchetti sono l’estrtincazione di una vita trascorsa nel conseguimento dei valori che non si possono smentite, che lo hanno formato come l’individuo, nei quali è cresciuto con la coscienza che anche attraverso gli errori compiuti e riconosciuti si puà crescere meglio, più forti e più determinati.
Esperienze felici e dolorose insieme servite a scoprire la bellezza che lo circonda, l’anima delle cose che gli parlano anche nel loro naturale silenzio, il bisogno di non essere mai solo perchè, purtroppo è solo colui che non ha fantasia. La sua è un’altalena tra sogno e ev realtà quotidiana. Entra nel sogno la realtà quotidiana rendendolo vivo e vero, palpitante, armonioso, gioioso. Di fronte alla donna che dipinge pensa alla maternità, alla fratellanza, all’amicizia, lontano dal pensiero che abitualmente facciamo della donna bella che passa altera, silenziosa, leggere, e sognante davanti ai nostri occhi. Vede la donna come madre-sorella-amica-sposa, essere che danno la gioia della vita, un senso ai pensieri, che rischiarano i giorni col sorriso, che rendono i sogni luminosi, che fanno pensare che la vita non sarebbe vita senza loro. Turchetti con i suoi colori vede luminosa anche la notte, sente le voci che nessun altro può sentire perchè le ha fatte sue e lo sppagano. Le figure dipinte non sono nudi. Per lui colore è calore e calore è vita.
Le figure dipinte riportano immagini di donne vere e sognate, che parlano col loro corpo nelle molteplici situazioni della vita, che abbiamo sotto gli occhi giornalmente: pudiche, leggere, fantasiose, ammirevoli, care, eteree, eleganti, stupende, inimitabili, deliziosamente desiderabili. La donna da lui rappresentata con i colori della sua anima, è l’anima stessa della donna che restituisce il suo consenso. Nella rassegna pittorica ha voluto, dopo trent’anni di assenza espositiva, riprendere il dialogo mai interrotto coi cittadini di Loiano. Già a quel tempo l’analisi della donna nella sua struttura mentale e corporea aveva suscitato un notevole interesse nei visitatori che recentemente, per l’attenzione dimostrata gli hanno riproposto il piacere di essere venuto ad abitare in questo comune a cavaliere tra Emilia e Toscana, ove, sostiene “Un lontano sogno è divenuto realtà”.
MARCO LORENZINI
Marco Lorenzini nasce a Bologna il 1 luglio 1957 da una stimata ed influente famiglia di Loiano. Segue, come ogni ragazzo di buona famiglia, il completo iter scolastico: elementare, liceo e università con laurea in scienze agrarie.
Personaggio eclettico, fantasioso nel suo porsi fuori dagli schemi, si interessa di cucina, micologia, agricoltura anche se il suo vero amore è l’arte, passione che l’accompagna come motivo conduttore che guida e scandisce la sua esistenza: dell’età più tenera a quella dell’adolescenza e, infine, a quella della maturità. Questo amore è sorto in lui istintivo, intenso ed originario, non condizionato o passivamente acquisito nel milieu culturale nel quale, nascendo, si è trovato immerso.
Nella maturità il suo amore per l’arte assume forma concreta: dagli anni ’80 Marco Lorenzini, oltre a quello fruitore del messaggio estetico, assume responsabilmente il ruolo dell’amatore collezionista. Nel corso della sua ricerca si è trovato a dover evolvere un tema per lui emblematico: la seggiola che egli chiama “La grande Mère” letteralmente “La Nonna”, simbolo-pretesto per rappresentare tutto il suo vissuto ancestrale, tutto ciò che ha visto la vecchia casa, ben prima di cui. La vecchia, onusta casa di famiglia: “La Grande Mère” a Cà di Balloni appunto, la dimora avita; dimora che essa stessa è madre.
Nel suo singolare atelier a cielo aperto (una sorta di laboratorio creativo) si ammirano le sue opere appoggiate e distribuite un pò alla meglio nel suo grande cortile ospitante una ricca produzione che abbraccia parecchi anni di lavoro impiegando qualsiasi mezzo creativo per raggiungere un astrattismo concreto. In un’opera sono drappi abbandonati, cadenti, in un’altra vecchia cornice e dipinti o vecchi reperti di cose fruste e non più in uso come brandelli di sacchi di juta.
Altro più recente tema, svolto con tecniche di tradizione figurativa, è quello del mare: soprattutto nostalgici voli di uccelli che, nel cielo procelloso, annunciano tormento e minacciano sciagura.