Un po’ di storia

Un po’ di storia
19 Ottobre 2017 amministratore

Molti dei luoghi nei dintorni di Loiano e lo stesso Paese sono quasi certamente di origine romana e ciò lo si desume dall’orgine dei nomi che in molti casi sono toponimi prediali più che dagli scarsi ritrovamenti archeologici. Ma non è da escludersi una più antica orgine dell’abitato ricollegandosi ad insediamenti di epoca precedente rinvenuti poco distanti dai confini comunali.

Nella zona di Monte Bibele (in larga parte nel comune di Monterenzio) sono presenti i resti di un’insediamento delle popolazioni Celtiche risalenti al IV/III secolo a.c. All’interno del territorio comunale sono state rinvenute tracce ancora più antiche, di un sepolcreto villanoviano, attribuibili all’VIII/VII secolo a.c. Inoltre sporadici ritrovamenti del periodo paleolitico non consentono l’individuazione di un territorio abitato. Nel corso dei secoli il paese viene a trovarsi su un’importante via di comunicazione in una zona di confine d’apprima tra il regno dei Goti e l’Esarcato successivamente tra i dominii di potenti famiglie sia Ghibelline che degli Ubaldini, degli Alberti, degli Panico, dei Da Mangona e dei Loiani da un lato, ed il comune di Bologna dall’altro; ed infine tra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana.
Nell’XI secolo il territorio Loianese è conteso tra i marchesi di Toscana e famiglie di nobile origine germanica scese in italia al seguito dei re Longobardi.

Successivamente divenne possesso della contessa Matilde di Canossa che donò alla Chiesa Pisana una grande proprietà comprendenti terreni nelle corti di Scanello – Barbarolo – Casedro e Loiano e il vescovo di Pisa la concesse in enfiteusi ad Ubaldo Malavolta della stirpe degli Ubaldini del Mugello. Probabilmente da costui trae origine la famiglia dei Lojani che prende il proprio nome dal Paese e non viceversa come si è sempre creduto secondo recenti studi di uno storico toscano.

Notevoli furono alcuni personaggi di questo casato uno dei quali, il conte Tano si distinse in una crociata. I principali possedimenti si trovavano nelle vallate del Savena e dell’Idice. Ben presto divenne potentissimo feudo e conobbe il periodo di maggior potenza attorno al 1250 sotto Ubaldino degli Ubaldini che decise di vendere al comune di Bologna i castelli di Loiano e di Bisano con la promessa di stabilirsi in città e di sostenere la famiglia dei Geremei appartenente al partito Guelfo. Il comune di Bologna non mantenne i patti e non onorò il suo debito tanto da indurre il bellicoso Ubaldino a rioccupare i due castelli.

Sono gli anni delle alterne vicende nella lotta tra i Ghibellini, sostenuti dai feudatari della montagna ed i Guelfi amici del Papa. Ubaldino degli Ubaldini fu più volte in lotta contro la stessa città di Bologna che il 4 giugno 1276 fu raso al suolo dai popolani di Porta Schiera e Porta San Procolo. Loiano si ribellò di nuovo a Giovanni I Bentivoglio assieme ai Da Monzuno e ciò causò nuove sventure ai suoi conti che furono dapprima assediati nel castello di Monzuno poi ricercati ed alcuni giustiziati dopo un tentativo di congiura non riuscito nella stessa Bologna.

Ai tempi del Capitanato della Montagna Loiano ne fu una delle più importanti sedi. I Capitani venivano nominati dal governo di Bologna ed esercitavano funzioni sia amministrative che giudiziarie e, soprattutto avevano il gravoso compito di contrastare le bande di briganti che infestavano il territorio e di contemperare le eventuali prepotenze di qualche ingordo valvassino. Nel 1377 il castello fu distrutto ancora una volta e ricostruito. 25 anni dopo (in località Pellegrino) ancora atterrato e ricostruito subisce una tremenda devastazione dalle milizie di Giovanni Bentivoglio che dopo aver ordinato il “sacco” fu linciato sulla piazza di Bologna. I loianesi avevano preso le parti di due famiglie bolognesi: i Gozzadini e i Galluzzi, sostenitori dei Visconti che presto sarebbero divenuti i nuovi Signori di Bologna.

Successivamente, nel 1512 Bologna e Loiano ricaddero sotto il dominio pontificio col papa Giulio II e per un lungo periodo non si verificarono avvenimenti di particolare valore storico anche se, fin dal 1462 era stata trasferita a Loiano, da Monghidoro, la sede del Vicariato comprendente numerosi comuni della montagna.

Il 6 maggio 1459 sostò a Loiano, ospite del Capitano della Montagna Faccio Pasi (l’abitazione che prima era a Roncastaldo fu trasferita successivamente nel capoluogo) Pio II (Enea Silvio Piccolomini) seguito da centinaia di prelati e soldati si recava a Mantova per organizzare la guerra contro i turchi.

Nel 1796 e 1799 patì le traversie per le guerre che afflissero l’Italia: fu prima con la Repubblica Cispadana poi Transpadana quindi nel 1797 con la Cisalpina e dal 1802 al 1805 fece parte della Repubblica Italiana. In quel periodo il comune di Loiano contava all’incirca 800 abitanti.

Per alcuni secoli Loiano rimase centro amministrativo di prim’ordine e questa prerogativa venne conservata anche nel periodo napoleonico tanto da divenire prima capoluogo di Distretto e nel 1804 capoluogo di Mandamento. Il Mandamento è un’organizzazione dei servizi per i cittadini e riguardavano la leva militare, l’amministrazione della giustizia esercitata da giudici chiamati pretori, le carceri dove venivano rinchiusi i trasgressori della legge, le carti catastali, ecc… I comuni che facevano parte del Mandamento erano: Loiano, Monzuno, Monghidoro, Monterenzio e per un certo periodo San Benedetto Val di Sambro. Con l’avvento di Napoleone anche Loiano ne subì ogni avvenimento.

Si sa per certo che furono parecchi i loianesi che si arruolarono nelle truppe napoleoniche, in particolare una dozzina fecero parte della compagnia del capitano Maurilio Mazzacorati, giacobino ferrarese morto l’8 novembre al Guado del Vop. Partiti in 30.000 dall’Italia solo 2.000 ritornarono e tra essi alcuni loianesi, tutti scampati alle insidie mortali dei fiumi russi. I loianesi ebbero la fortuna di tornare e raccontare durante le lunghe serate invernali al tepore delle stalle, le loro incredibili e terrificanti avventure guerriere.

Dopo il congresso di Vienna il territorio di Loiano passò sotto la giurisdizione dello stato pontificio seguendone gli avvenimenti successivi. Si sa che ci furono loianesi che parteciparono volontariamente alle prime due guerre d’Indipendenza e che per tali motivi ebbero a subire delle spiacevoli conseguenze.

Unificata l’Italia nel 1861 entrò in vigore, anche in Emilia-Romagna, la ferma militare obbligatoria che durava anche tre anni. Ciò veniva a danneggiare, seppure in parte, le famiglie dei contadini togliendo lavoratori alla terra.

Come in altre parti d’Italia ci furono delle ribellioni e non pochi furono i giovani che cercarono di evadere dal servizio militare creando sacche di “ribellismo”. A tale proposito va ricordato l’episodio denominato “dello Spirito”. Tale Prosperi abitante nella parrocchia di Roncastaldo, si diede alla macchia e sfuggito più volte ai carabinieri che andavano per arrestarlo, uccise un brigadiere. Scoperto dopo parecchia latitanza al carabiniere che gli intimava di arrendersi si rivolse con fare minaccioso intimadogli di arrestarsi. Gettò per terra il cappello e gli disse che se avesse oltrepassato quel limite l’avrebbe ucciso. E così fece. Sfuggito ancora una volta fu in seguito ritracciato, portato in tribunale a Bologna e condannato a morte. Pare fosse l’ultima condanna eseguita a Bologna.
La vita della comunità procedeva abbastanza tranquilla tranne qualche episodio di insofferenza per certe leggi che erano state introdotte da casa Savoia ed inesistenti nel periodo papalino.
Non si conoscono episodi clamorosi a cavallo dei due secoli tranne alcuni tumulti avvenuti nel 1896 contro la tassa del macinato. Si sa che al tempo della conquista dell’Eritrea e della Libia parecchi furono i soldati che vi parteciparono e che in quel periodo furono numerose le case coloniche costruite cui furono dati i nomi delle località in cui i soldati si trovarono a combattere: Macallè, Tripoli, Derna, Ghinda.
Il loianese Emilio Serenari, morto ultranovantenne fu per tempo l’unico superstite tra gli italiani partecipanti alla battaglia di Adua (Eritrea 1895-1896).

Non si ricordano particolari avvenimenti di lotta politica negli anni ante e post Prima Guerra Mondiale alla quale furono numerosi i partecipanti loianesi come numerosissimi i caduti e gli invalidi. Dal 1820 in poi la vita politica ebbe un corso simile a tanti altri comuni montani senza le violenze che infestarono località della pianura. Nel periodo che và dal 1925 al 1940 Loiano arricchì di alcuni edifici pubblici notevoli: nel 1926 fu costruita la Stazione Amplificatrice dei telefoni di Stato che ha cessato di funzionare negli ultimi anni del secolo scorso.

Fu costruito un imponente edificio scolastico distrutto da un bombardamento aereo nel 1944. Loiano fu uno dei primi comuni ad istituire, negli ultimi anni ’30, una scuola superiore alle elementari. Nel 1926 venne restaurato il “Mulino a Vento”, costruito da Leopoldo dall’Olio nell’anno 1840, ai tempi dello stato pontificio con l’evidente scopo di sfruttarlo per la macina dei cereali.

Nel medesimo periodo fu potenziato l’impianto del Tiro a Segno Nazionale che fu costruito nel 1889. Attualmente consta di varie linee di tiro con pistole e carabine che vanno dai 25 ai 300 metri. Nel poligono si svolgono gare di tiratori specializzati e si esercitano reparti di polizia e carabinieri. Per alcuni secoli la storia del paese è legata a quella dei suoi conventi e delle sue locande, queste ultime particolarmente numerose data la posizione geografica di Loiano situato nella principale via di collegamento tra l’Italia settentrionale e quella centrale cioè il tratto Bologna – Firenze.

Il primo convento fu quello dei frati Eremiti di Sant’Agostino fondato nel 1324 poi quello di San Giacomo dei Minori Osservanti fondato nel 1615 oltre quello delle Terziarie Francescane intitolato a Sant’Antonio da Padova, conventi che non soppravvisero all’epoca napoleonica, ed infine quello dei padri Barnabiti alla villa della Torre. In detti conventi trovarono asilo prelati e principi soprattutto della casa dei Medici e ricevettero una educazione tante giovani del paese accolte quali educande che principalmente rappresentavano importante punto di riferimento per la vita culturale del paese.

La locanda più famosa, La Corona, risale al XII° secolo e tra le sue mura sono stati siglati importanti trattati e alleanze.

Altre locande erano quelle: del Lulion, della Luna, del Moretto, del Cavalletto, degli Eredi Macchiavelli, del Pellegrino e Osteria della Sterlina; questi i nomi delle osterie con alloggio di cui rimangono descrizioni non sempre lunsighiere come quella, la più nota, lasciataci da Wolfgang Goethe che ivi pernottò la sera del 21 ottobre del 1796, al Corona.